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A review by la_cantina_dei_libri_0
Stoner by John Williams
5.0
Stoner è uno dei libri più belli letti fino adesso.
Quello che rende Stoner uno spettacolo è la bravura dell'autore ad attirare la persona che legge fin da subito e non lasciarla andare fino alla fine.
Il bello è che già dall'inizio si sanno moltissime cose: la vita piatta del protagonista, lo stesso lavoro per tutta la vita, una relazione matrimoniale disastrosa, un rapporto padre-figlia rovinato in seguito dalla moglie e la morte che lo porta a essere dimenticato da tutti.
Perché un lettore/una lettrice dovrebbe proseguire la lettura se sa già come si evolveranno le dinamiche?
Una risposta è senza dubbio lo stile di scrittura. John Williams sa esattamente quali parole usare per descrivere qualcosa, senza una sbavatura, senza esagerare o cadere nella banalità. Questo romanzo racconta qualcosa di reale, ma non c'è nulla di banale. Le descrizioni sono sublimi, ricercate, ma allo stesso tempo lineari e sono uno spettacolo da leggere.
Tutte le vicende e tutti i personaggi sono incastrati in modo armonioso, nessuno stona, nessuno è di troppo, nessuno fa una comparsa insignificante.
Tutto lo sviluppo costruisce la profondità dei paragrafi di bozza generali iniziali e se già sai come andrà a finire allo stesso tempo sei sorpresa ed entusiasta di scoprire sempre più dettagli della storia.
In Stoner è inevitabile riflettere sulle grandi domande della vita, sui rapporti con le persone, sull'amore, sulla guerra, sul destino. Stoner è un uomo che probabilmente avrebbe voluto vivere in modo diverso, ma allo stesso tempo a modo suo continua imperterrito nella sua strada. Ha tanta rabbia repressa, eppure non sfocia quasi mai nel ridicolo, se non in un episodio con uno studente, ma in generale non ha mai fatto scenate assurde. Continua ad andare avanti nonostante la stanchezza fisica e mentale.
Scrive un libro anche se non ha molto successo, non chiede il divorzio nonostante con la moglie quasi non si parla, non rimprovera mai la figlia, perché vuole a suo modo non perdere il legame con lei, segue i suoi studenti e le sue lezioni con entusiasmo nonostante le difficoltà.
È un ribelle nella sua tranquillità: geniale.
Stoner è sempre stato calmo nei confronti della moglie, nonostante i suoi continui sbalzi d'umore, non ha mai alzato la voce e tanto meno le mani. Ecco, Edith, per quanto sia un personaggio discutibile su molti aspetti, è una donna che potrebbe essere protagonista di un romanzo a sé, per capirla meglio e forse addolcire un po' l'opinione che ho su di lei; osservare con attenzione anche l'altro lato della medaglia sarebbe stato interessante.
Interessante sarebbe stato anche un punto di vista approfondito della figlia Grace, molto simile al padre più di quanto Stoner stesso immaginasse.
Ma va bene così. Il punto di vista esterno di Stoner è perfetto, perché permette al lettore/lettrice di vagare con la fantasia.
Insomma, Stoner è stata una lettura a dir poco stupenda. Sono stati solo pochi i momenti in cui la trama ha perso un po' il ritmo, ma ha sempre ripreso alla grande. Moltissime sono le scene che colpiscono e mai la trama è piatta, perché c'è sempre un colpo di scena ad alimentare l'attenzione.
Potrei andare avanti per ore, giorni e mesi parlare di Stoner. Faccio fatica a rimettere il libro nella libreria, vorrei poterlo rileggere, ma so già che farebbe troppo male e non sono ancora pronta.
Come ultima cosa, desidero esprimere un pensiero magari folle: io sono sicurissima che l'anima di Stoner passeggi indisturbato ancora in quell'università, che sia tra gli uffici o tra le aule, lui c'è ancora. E se nessuno ne parla o sa niente, in realtà è perché William Stoner è stato il figlio, il marito, il padre, l'amico e il professore più vero di tutti i tempi, nonostante abbia fatto i suoi sbagli, ma dopotutto nessuno è “perfetto”. E davanti a tale grandezza ci si zittisce per paura di sfigurare.
Quello che rende Stoner uno spettacolo è la bravura dell'autore ad attirare la persona che legge fin da subito e non lasciarla andare fino alla fine.
Il bello è che già dall'inizio si sanno moltissime cose: la vita piatta del protagonista, lo stesso lavoro per tutta la vita, una relazione matrimoniale disastrosa, un rapporto padre-figlia rovinato in seguito dalla moglie e la morte che lo porta a essere dimenticato da tutti.
Perché un lettore/una lettrice dovrebbe proseguire la lettura se sa già come si evolveranno le dinamiche?
Una risposta è senza dubbio lo stile di scrittura. John Williams sa esattamente quali parole usare per descrivere qualcosa, senza una sbavatura, senza esagerare o cadere nella banalità. Questo romanzo racconta qualcosa di reale, ma non c'è nulla di banale. Le descrizioni sono sublimi, ricercate, ma allo stesso tempo lineari e sono uno spettacolo da leggere.
Tutte le vicende e tutti i personaggi sono incastrati in modo armonioso, nessuno stona, nessuno è di troppo, nessuno fa una comparsa insignificante.
Tutto lo sviluppo costruisce la profondità dei paragrafi di bozza generali iniziali e se già sai come andrà a finire allo stesso tempo sei sorpresa ed entusiasta di scoprire sempre più dettagli della storia.
In Stoner è inevitabile riflettere sulle grandi domande della vita, sui rapporti con le persone, sull'amore, sulla guerra, sul destino. Stoner è un uomo che probabilmente avrebbe voluto vivere in modo diverso, ma allo stesso tempo a modo suo continua imperterrito nella sua strada. Ha tanta rabbia repressa, eppure non sfocia quasi mai nel ridicolo, se non in un episodio con uno studente, ma in generale non ha mai fatto scenate assurde. Continua ad andare avanti nonostante la stanchezza fisica e mentale.
Scrive un libro anche se non ha molto successo, non chiede il divorzio nonostante con la moglie quasi non si parla, non rimprovera mai la figlia, perché vuole a suo modo non perdere il legame con lei, segue i suoi studenti e le sue lezioni con entusiasmo nonostante le difficoltà.
È un ribelle nella sua tranquillità: geniale.
Stoner è sempre stato calmo nei confronti della moglie, nonostante i suoi continui sbalzi d'umore, non ha mai alzato la voce e tanto meno le mani. Ecco, Edith, per quanto sia un personaggio discutibile su molti aspetti, è una donna che potrebbe essere protagonista di un romanzo a sé, per capirla meglio e forse addolcire un po' l'opinione che ho su di lei; osservare con attenzione anche l'altro lato della medaglia sarebbe stato interessante.
Interessante sarebbe stato anche un punto di vista approfondito della figlia Grace, molto simile al padre più di quanto Stoner stesso immaginasse.
Ma va bene così. Il punto di vista esterno di Stoner è perfetto, perché permette al lettore/lettrice di vagare con la fantasia.
Insomma, Stoner è stata una lettura a dir poco stupenda. Sono stati solo pochi i momenti in cui la trama ha perso un po' il ritmo, ma ha sempre ripreso alla grande. Moltissime sono le scene che colpiscono e mai la trama è piatta, perché c'è sempre un colpo di scena ad alimentare l'attenzione.
Potrei andare avanti per ore, giorni e mesi parlare di Stoner. Faccio fatica a rimettere il libro nella libreria, vorrei poterlo rileggere, ma so già che farebbe troppo male e non sono ancora pronta.
Come ultima cosa, desidero esprimere un pensiero magari folle: io sono sicurissima che l'anima di Stoner passeggi indisturbato ancora in quell'università, che sia tra gli uffici o tra le aule, lui c'è ancora. E se nessuno ne parla o sa niente, in realtà è perché William Stoner è stato il figlio, il marito, il padre, l'amico e il professore più vero di tutti i tempi, nonostante abbia fatto i suoi sbagli, ma dopotutto nessuno è “perfetto”. E davanti a tale grandezza ci si zittisce per paura di sfigurare.