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A review by la_cantina_dei_libri_0
Il compagno by Cesare Pavese
3.0
Questo è un romanzo politico dove il senso di smarrimento e la presa di coscienza di un giovane ragazzo ai tempi del fascismo sono il centro della trama.
La prima parte del romanzo si dilunga in descrizioni un po' superflue e dialoghi poco lineari, mentre nella seconda il libro decolla.
Il linguaggio è molto vicino a quello parlato, il punto di vista è quello di Pablo ma anche gli altri personaggi hanno modo di esprimere i loro pensieri.
Pablo è spaesato, confuso ed è anche in balia dell’amore.
Dopo essersi trasferito a Roma, però inizia ad interessarsi alla vita politica e grazie a Gina e altri personaggi imparerà il senso del dovere e non arrendersi anche quando la situazione è critica.
Si percepisce la confusione iniziale del protagonista, ma è più forte la sua decisione nel finale, dove con poche parole Pablo confessa di non volersi arrendere, di voler rimanere nella ribellione antifascista e di avere fiducia in un futuro più roseo nonostante la situazione difficile.
Interessanti sono anche i vari confronti che Pablo fa tra Torino e Roma e di come entrambe le città lo facciano sentire una persona diversa.
Il modo con cui si è snodato la maggior parte dello sviluppo, però mi ha lasciata perplessa. I personaggi sono poco caratterizzati, molte frasi sono confuse e i dialoghi a volte sono troppo caotici tanto da perdere il filo del discorso.
Nonostante questo, è un libro che a suo modo coinvolge, perché l’idea di base e l’ambientazione riescono ad attirare l’attenzione.
La prima parte del romanzo si dilunga in descrizioni un po' superflue e dialoghi poco lineari, mentre nella seconda il libro decolla.
Il linguaggio è molto vicino a quello parlato, il punto di vista è quello di Pablo ma anche gli altri personaggi hanno modo di esprimere i loro pensieri.
Pablo è spaesato, confuso ed è anche in balia dell’amore.
Dopo essersi trasferito a Roma, però inizia ad interessarsi alla vita politica e grazie a Gina e altri personaggi imparerà il senso del dovere e non arrendersi anche quando la situazione è critica.
Si percepisce la confusione iniziale del protagonista, ma è più forte la sua decisione nel finale, dove con poche parole Pablo confessa di non volersi arrendere, di voler rimanere nella ribellione antifascista e di avere fiducia in un futuro più roseo nonostante la situazione difficile.
Interessanti sono anche i vari confronti che Pablo fa tra Torino e Roma e di come entrambe le città lo facciano sentire una persona diversa.
Il modo con cui si è snodato la maggior parte dello sviluppo, però mi ha lasciata perplessa. I personaggi sono poco caratterizzati, molte frasi sono confuse e i dialoghi a volte sono troppo caotici tanto da perdere il filo del discorso.
Nonostante questo, è un libro che a suo modo coinvolge, perché l’idea di base e l’ambientazione riescono ad attirare l’attenzione.