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A review by momotan
Il pendolo di Foucault by Umberto Eco
4.0
Il libro comincia male, con uno stile ampolloso, difficile da leggere, con salti che non si seguono.
Impiega un bel po' a ingranare e a mostrare una trama vera e propria, e a quel punto anche lo stile diventa più chiaro, più fruibile.
La storia parla dei miti moderni, delle teorie del complotto, degli ordini segreti, dei grandi Misteri.
E parla di un gruppo di amici, colleghi in un paio di redazioni quantomeno dubbie, che oltre a fornirci uno scorcio della prima editoria a pagamento ci mostrano anche un passo successivo.
L'occultismo e il complottismo stanno diventando di moda? Allora giochiamo al loro gioco, e diamogli ciò che vogliono. Non sarà tanto difficile tirare fuori una teoria che copra tutto, un Piano come i tanti che spopolano nelle sette esoteriche, ma ben ancorato a tutti i fatti reali, no?
Un cabalista, un editor e un umanista, con una tesi sui templari alle spalle e un lavoro di cacciatore di biblioteche.
Uniti poco a poco nel creare il grande Piano.
Un Piano ineccepibile, talmente ancorato alla realtà da diventare esso stesso reale, da alimentare i miti stessi che lo avevano generato.
Una morale sull'animo umano e su come nascano certi complottismi.
La storia è interessante, il problema di fondo è che anche dopo che l'ampollosità degli inizi scompare, molto spesso restano nel ilbro tante, troppe parti in cui l'autore si perde in descrizioni metafisiche che rischiano spesso di addormentare il lettore e che in alcuni punti si arriva a saltare a piè pari.
Non avevo apprezzato molto lo stile di Eco con Il nome della rosa, ma all'epoca lo avevo letto per obbligo al liceo e pensavo potesse essere quello il motivo dell'antipatia.
Adesso è passato parecchio tempo, ho letto questo libro per scelta personale e posso confermare le impressioni di allora: ottimi spunti, ottima conoscenza storica a supportare la trama, grande capacità di intrattenere quando decide di mettersi, ma stile troppo pesante, spesso indigeribile.
Malgrado ciò, la storia ha toccato le corde giuste per quanto mi riguarda, al punto da farmi passare sopra allo stile senza troppe lamentele.
Impiega un bel po' a ingranare e a mostrare una trama vera e propria, e a quel punto anche lo stile diventa più chiaro, più fruibile.
La storia parla dei miti moderni, delle teorie del complotto, degli ordini segreti, dei grandi Misteri.
E parla di un gruppo di amici, colleghi in un paio di redazioni quantomeno dubbie, che oltre a fornirci uno scorcio della prima editoria a pagamento ci mostrano anche un passo successivo.
L'occultismo e il complottismo stanno diventando di moda? Allora giochiamo al loro gioco, e diamogli ciò che vogliono. Non sarà tanto difficile tirare fuori una teoria che copra tutto, un Piano come i tanti che spopolano nelle sette esoteriche, ma ben ancorato a tutti i fatti reali, no?
Un cabalista, un editor e un umanista, con una tesi sui templari alle spalle e un lavoro di cacciatore di biblioteche.
Uniti poco a poco nel creare il grande Piano.
Un Piano ineccepibile, talmente ancorato alla realtà da diventare esso stesso reale, da alimentare i miti stessi che lo avevano generato.
Una morale sull'animo umano e su come nascano certi complottismi.
La storia è interessante, il problema di fondo è che anche dopo che l'ampollosità degli inizi scompare, molto spesso restano nel ilbro tante, troppe parti in cui l'autore si perde in descrizioni metafisiche che rischiano spesso di addormentare il lettore e che in alcuni punti si arriva a saltare a piè pari.
Non avevo apprezzato molto lo stile di Eco con Il nome della rosa, ma all'epoca lo avevo letto per obbligo al liceo e pensavo potesse essere quello il motivo dell'antipatia.
Adesso è passato parecchio tempo, ho letto questo libro per scelta personale e posso confermare le impressioni di allora: ottimi spunti, ottima conoscenza storica a supportare la trama, grande capacità di intrattenere quando decide di mettersi, ma stile troppo pesante, spesso indigeribile.
Malgrado ciò, la storia ha toccato le corde giuste per quanto mi riguarda, al punto da farmi passare sopra allo stile senza troppe lamentele.