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A review by gonza_basta
Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani by Fabio Geda
5.0
Un altro libro per gridare al miracolo ed affermare, senza tema di essere smentita, che gli scrittori italiani non sono solo Ammaniti, Camilleri o la Santacroce.
Dalla stessa città di Culicchia arriva questo autore, con un blog molto carino, che ha scritto una storia di quelle che ti rimangono dentro. Non so se vi è mai capitato di conoscere qualcuno che ci piace e chiedersi a volte cosa farebbe al nostro posto, o cosa ne penserebbe. A me capita con alcuni personaggi di certi libri, quando insisto a pensare a come continuerebbero la loro vita al di fuori del libro, a cosa farebbero dopo; con i ragazzi dei libri di Ammaniti per esempio, mi succede sempre, a partire da quello che stava in "Ti prendo e ti porto via", per passare dal ragazzino coraggioso di "Io non ho paura" e arrivando al Cristiano di "Come Dio comanda" e mi è capitato con Anita, la mia vampire executioner preferita oltre che con Hercule Poirot, Sherlock Holmes e i personaggi dei libri di Jane Austen.
Posso da ieri aggiungere Emil, il ragazzino rumeno che arriva con il padre in Italia viaggiando su un camion di riso e dormendo in un garage coperto dai Tex, che diventeranno per lui la strada maestra per imparare l'italiano e giocare con le parole.
La storia di Emil è anche una storia di viaggi, da Torino a Berlino per finire a Barcellona e tornare in Romania, una storia di tre generazioni di uomini di cui l'ultimo è la somma delle parti e di tutti gli amici/nemici incontrati nella vita e nel suo viaggio; personaggi al limite tra la fantasia e il paradosso in città come Torino e Berlino che sono un crocevia di mondi e di situazioni, una miscellanea di storie e di popolazioni che, come nel quartiere multietnico di Lavapiés, non è pienamente immaginabile se non ci sei mai stato.
Emil va alla ricerca del nonno per andare a prendere il padre; Emil scappa da un architetto che è in assoluto il migliore tra gli interior designer, talmente interior che arreda anche se stesso; Emil scappa da Nerone che lo chiama vampiro, accompagnato da Asia e da un cane, insieme a un fotografo del National Geographic, che pure era partito da Torino; Emil vive per breve tempo con un uomo che la moglie ha lasciato con sei figli per scappare con il pediatra e padre della settima. Emil si chiede ogni volta cosa farebbe Tex e gli piacerebbe avere un nonno come Kit Carson e combatte con Mephisto, che potrebbe, a volte, essere pure lui suo nonno.
Un libro che si legge tutto di seguito, si respira solo alla fine e poi si gusta come un vino costoso, perchè ti lascia in bocca un buon sapore e anche un po' più di fiducia nel mondo e nella gente che ci abita.
Nell'eventualità mi credeste sulla parola e decideste di leggerlo, potete anche poi votarlo nella pagina del Sole 24Ore , in modo da farlo rientrare nella cinquina del Premio Strega.
Dalla stessa città di Culicchia arriva questo autore, con un blog molto carino, che ha scritto una storia di quelle che ti rimangono dentro. Non so se vi è mai capitato di conoscere qualcuno che ci piace e chiedersi a volte cosa farebbe al nostro posto, o cosa ne penserebbe. A me capita con alcuni personaggi di certi libri, quando insisto a pensare a come continuerebbero la loro vita al di fuori del libro, a cosa farebbero dopo; con i ragazzi dei libri di Ammaniti per esempio, mi succede sempre, a partire da quello che stava in "Ti prendo e ti porto via", per passare dal ragazzino coraggioso di "Io non ho paura" e arrivando al Cristiano di "Come Dio comanda" e mi è capitato con Anita, la mia vampire executioner preferita oltre che con Hercule Poirot, Sherlock Holmes e i personaggi dei libri di Jane Austen.
Posso da ieri aggiungere Emil, il ragazzino rumeno che arriva con il padre in Italia viaggiando su un camion di riso e dormendo in un garage coperto dai Tex, che diventeranno per lui la strada maestra per imparare l'italiano e giocare con le parole.
La storia di Emil è anche una storia di viaggi, da Torino a Berlino per finire a Barcellona e tornare in Romania, una storia di tre generazioni di uomini di cui l'ultimo è la somma delle parti e di tutti gli amici/nemici incontrati nella vita e nel suo viaggio; personaggi al limite tra la fantasia e il paradosso in città come Torino e Berlino che sono un crocevia di mondi e di situazioni, una miscellanea di storie e di popolazioni che, come nel quartiere multietnico di Lavapiés, non è pienamente immaginabile se non ci sei mai stato.
Emil va alla ricerca del nonno per andare a prendere il padre; Emil scappa da un architetto che è in assoluto il migliore tra gli interior designer, talmente interior che arreda anche se stesso; Emil scappa da Nerone che lo chiama vampiro, accompagnato da Asia e da un cane, insieme a un fotografo del National Geographic, che pure era partito da Torino; Emil vive per breve tempo con un uomo che la moglie ha lasciato con sei figli per scappare con il pediatra e padre della settima. Emil si chiede ogni volta cosa farebbe Tex e gli piacerebbe avere un nonno come Kit Carson e combatte con Mephisto, che potrebbe, a volte, essere pure lui suo nonno.
Un libro che si legge tutto di seguito, si respira solo alla fine e poi si gusta come un vino costoso, perchè ti lascia in bocca un buon sapore e anche un po' più di fiducia nel mondo e nella gente che ci abita.
Nell'eventualità mi credeste sulla parola e decideste di leggerlo, potete anche poi votarlo nella pagina del Sole 24Ore , in modo da farlo rientrare nella cinquina del Premio Strega.