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A review by big_dreamer
Cuore by Edmondo de Amicis
4.0
Ho letto alcune recensioni in cui si dichiarava che questo libro è una lettura improponibile al giorno d'oggi, perché infarcito di buonismo ed eccessivo patriottismo.
Secondo me non è così. Partiamo innanzitutto dal fatto che è ambientato nel 1881 (140 anni fa!!) e, per forza di cose, il contesto socioculturale è molto diverso da quello di oggi (ci sono differenze abissali tra la scuola che ho frequentato il negli anni '90-'00 e quella di oggi. Figuriamoci se non ce ne sono con quella di fine '800). L'unità d'Italia si era verificata solo pochi anni prima (e di anni ne dovevano passare perché tale unità fosse completa) ed è perfettamente normale che il principale sentimento del popolo fosse l'amore perla patria.
Veniamo all'eccessivo buonismo: qui sì che non sono d'accordo. De Amicis ci mostra, attraverso gli occhi di un ragazzino (non scordiamoci mai che a parlare è un ragazzino) le caratteristiche e le criticità della scuola pubblica dell'epoca: classi numerosissime e formate da alunni di ogni estrazione sociale e provenienza geografica (e sì, è ambientato a Torino perché tanti italiani emigravano con le loro famiglie dalle regioni del sud a quelle del nord per trovare lavoro), maestri soli, sottopagati e che spesso si ammalavano o si ritrovavano con una misera pensione, ragazzi poveri che, oltre a studiare, aiutavano i genitori in casa e al lavoro, contrapposti ad altri che, ricchi e senza preoccupazioni economiche, o aiutano i compagni più in difficoltà, come De Rossi, o li disprezzano, perché li considerano inferiori e non degni della loro considerazione, come Nobis.
Infine Franti, personaggio inserito sì, con intento moralistico, per ammonire il lettore, ma non per questo da considerare martire del perbenismo dell'autore, anzi.... Franti è l'emblema di come, prima o poi, ognuno deve affrontare le conseguenze delle proprie azioni (prova ne è il fatto che)
Secondo me non è così. Partiamo innanzitutto dal fatto che è ambientato nel 1881 (140 anni fa!!) e, per forza di cose, il contesto socioculturale è molto diverso da quello di oggi (ci sono differenze abissali tra la scuola che ho frequentato il negli anni '90-'00 e quella di oggi. Figuriamoci se non ce ne sono con quella di fine '800). L'unità d'Italia si era verificata solo pochi anni prima (e di anni ne dovevano passare perché tale unità fosse completa) ed è perfettamente normale che il principale sentimento del popolo fosse l'amore perla patria.
Veniamo all'eccessivo buonismo: qui sì che non sono d'accordo. De Amicis ci mostra, attraverso gli occhi di un ragazzino (non scordiamoci mai che a parlare è un ragazzino) le caratteristiche e le criticità della scuola pubblica dell'epoca: classi numerosissime e formate da alunni di ogni estrazione sociale e provenienza geografica (e sì, è ambientato a Torino perché tanti italiani emigravano con le loro famiglie dalle regioni del sud a quelle del nord per trovare lavoro), maestri soli, sottopagati e che spesso si ammalavano o si ritrovavano con una misera pensione, ragazzi poveri che, oltre a studiare, aiutavano i genitori in casa e al lavoro, contrapposti ad altri che, ricchi e senza preoccupazioni economiche, o aiutano i compagni più in difficoltà, come De Rossi, o li disprezzano, perché li considerano inferiori e non degni della loro considerazione, come Nobis.
Infine Franti, personaggio inserito sì, con intento moralistico, per ammonire il lettore, ma non per questo da considerare martire del perbenismo dell'autore, anzi.... Franti è l'emblema di come, prima o poi, ognuno deve affrontare le conseguenze delle proprie azioni (prova ne è il fatto che