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A review by momotan
L'elefante scomparso e altri racconti by Haruki Murakami
3.0
Non sono un appassionato dei racconti, e ormai la cosa è risaputa. Preferisco le storie più lunghe, e se l’autore è un buon autore le preferisco molto lunghe.
D’altro canto adoro Murakami, uno dei miei due scrittori non fantasy attuali preferiti, e anche questo è risaputo.
Quindi mi sono avvicinato con molta curiosità a questa raccolta di racconti, ma alla fin fine non ne sono stato granchè entusiasta.
Alcuni racconti mi sono piaciuti tantissimo, altri mi sono piaciuti abbastanza, altri ancora non li ho affatto apprezzati.
Riguardo quelli che non ho apprezzato, la cosa è dovuta al fatto che non vi ho trovato un significato.
Parlerò invece di quelli che mi sono piaciuti.
Granai incendiati mi ha ricordato altri libri di Murakami, come il meraviglioso Dance dance dance o La ragazza dello Sputnik e la cosa non ha potuto che farmi piacere. Un racconto perfetto, direi. Un finale aperto, che lascia intuire senza però spiegare niente; una ragazza solitaria, senza affetti a parte un amico -il protagonista-; un ragazzo che sembra far breccia nella solitudine della ragazza; e i granai incendiati, granai di cui nessuno sente la mancanza. Mi ha colpito molto questa storia, davvero bella!
L’ultimo prato del pomeriggio invece ricordava parecchio Norvegian wood sia per il protagonista che per il tipo di narrazione. Niente elementi soprannaturali, niente assurdo, niente morti. Solo un ragazzo, uno studente, che improvvisamente si ritrova solo, abbandonato dalla sua ragazza. Un ragazzo che mentre lavora, mentre taglia i prati si ritrova a riflettere su come in realtà non conoscesse la sua ragazza, su come lei stessa non conoscesse lui. Sulla sua apatia, altro tema caro a Murakami.
Sonno, uno dei pochi con una donna come protagonista. Una protagonista che per una causa stranissima non riesce più a dormire, ma la cosa invece di logorarne fisico e mente pare rinvigorirla. E grazie a questa insonnia ritrova il piacere della lettura, finendone assorbita a tal punto da allontanarsi sempre più dalla sua vita quotidiana, dal marito, dal figlio… e tutto senza che nessuno si accorga di niente, visto che esteriormente continua abitudinariamente a compiere le stesse azioni. Molto bello anche il finale.
Il mostriciattolo verde, altro racconto con protagonista una donna. Ma questa volta punta sulla crudeltà femminile, che pure solitmente non rientra nei libri di Murakami. Le sue donne sono spesso libere, indipendenti, complicate, solitarie se proprio vogliamo, ma mai crudeli. Qui invece la protagonista si trova di fronte un mostriciattolo verde, uscito da sottoterra per parlarle. Un mostriciattolo che dichiara di volerle bene. E lei, superata la paura iniziale, una volta capito di non correre rischi e che il mostro legge i suoi pensieri e vi reagisce fisicamente, si beerà del potere che questa sua capacità le conferisce torturandolo mentalmente fino a ucciderlo, sadicamente e senza alcuna compassione per la creatura inoffensiva. Colpisce, questo racconto.
E infine Silenzio, un racconto che rievoca i tempi della scuola e un particolare episodio di bullismo. Abbiamo lo studente modello, al centro dell’attenzione, con voti ottimi e apprezzato da insegnanti e studenti. Una persona finta e furba, che capisce cosa vuole il suo interlocutore e si adegua di conseguenza. E abbiamo il protagonista, lo studente che non vuole attirare l’attenzione, che studia il minimo indispensabile, che sta sempre sulle sue, solitario. Che si sente superiore intellettualmente alla massa di studenti che lo circonda, e che odia profondamente lo studente finto.
I due hanno uno scontro alle medie, e lo studente finto e furbo troverà il modo di farla pagare al protagonista alla fine del liceo. Una vendetta crudele che lo isola completamente, odiato da tutti. Una vendetta che quasi lo spezza, finchè non capisce che moralmente sarà sempre superiore a quello studente privo di personalità la cui unica soddisfazione risiede nel manipolare chi gli sta intorno.
Un’esperienza che lo segna profondamente, rendendolo in grado di sopportare qualunque situazione nella vita, ma facendogli allo stesso tempo perdere la fiducia nell’umanità, facendogli temere costantemente che in caso di sorte avversa si ritroverebbe nuovamente lasciato solo da tutti.
Questi a mio avviso sono ottimi racconti inseriti in questa raccolta. Altri sono godibili, grazie allo stile narrativo di Murakami, e possono offrire qualche spunto interessante. Altri ancora non li ho capiti affatto, non vi ho trovato un senso.
Alla fin fine il libro è godibile, grazie all’autore e a questi racconti, ma non posso certo dire di averlo apprezzato chissà quanto.
D’altro canto adoro Murakami, uno dei miei due scrittori non fantasy attuali preferiti, e anche questo è risaputo.
Quindi mi sono avvicinato con molta curiosità a questa raccolta di racconti, ma alla fin fine non ne sono stato granchè entusiasta.
Alcuni racconti mi sono piaciuti tantissimo, altri mi sono piaciuti abbastanza, altri ancora non li ho affatto apprezzati.
Riguardo quelli che non ho apprezzato, la cosa è dovuta al fatto che non vi ho trovato un significato.
Parlerò invece di quelli che mi sono piaciuti.
Granai incendiati mi ha ricordato altri libri di Murakami, come il meraviglioso Dance dance dance o La ragazza dello Sputnik e la cosa non ha potuto che farmi piacere. Un racconto perfetto, direi. Un finale aperto, che lascia intuire senza però spiegare niente; una ragazza solitaria, senza affetti a parte un amico -il protagonista-; un ragazzo che sembra far breccia nella solitudine della ragazza; e i granai incendiati, granai di cui nessuno sente la mancanza. Mi ha colpito molto questa storia, davvero bella!
L’ultimo prato del pomeriggio invece ricordava parecchio Norvegian wood sia per il protagonista che per il tipo di narrazione. Niente elementi soprannaturali, niente assurdo, niente morti. Solo un ragazzo, uno studente, che improvvisamente si ritrova solo, abbandonato dalla sua ragazza. Un ragazzo che mentre lavora, mentre taglia i prati si ritrova a riflettere su come in realtà non conoscesse la sua ragazza, su come lei stessa non conoscesse lui. Sulla sua apatia, altro tema caro a Murakami.
Sonno, uno dei pochi con una donna come protagonista. Una protagonista che per una causa stranissima non riesce più a dormire, ma la cosa invece di logorarne fisico e mente pare rinvigorirla. E grazie a questa insonnia ritrova il piacere della lettura, finendone assorbita a tal punto da allontanarsi sempre più dalla sua vita quotidiana, dal marito, dal figlio… e tutto senza che nessuno si accorga di niente, visto che esteriormente continua abitudinariamente a compiere le stesse azioni. Molto bello anche il finale.
Il mostriciattolo verde, altro racconto con protagonista una donna. Ma questa volta punta sulla crudeltà femminile, che pure solitmente non rientra nei libri di Murakami. Le sue donne sono spesso libere, indipendenti, complicate, solitarie se proprio vogliamo, ma mai crudeli. Qui invece la protagonista si trova di fronte un mostriciattolo verde, uscito da sottoterra per parlarle. Un mostriciattolo che dichiara di volerle bene. E lei, superata la paura iniziale, una volta capito di non correre rischi e che il mostro legge i suoi pensieri e vi reagisce fisicamente, si beerà del potere che questa sua capacità le conferisce torturandolo mentalmente fino a ucciderlo, sadicamente e senza alcuna compassione per la creatura inoffensiva. Colpisce, questo racconto.
E infine Silenzio, un racconto che rievoca i tempi della scuola e un particolare episodio di bullismo. Abbiamo lo studente modello, al centro dell’attenzione, con voti ottimi e apprezzato da insegnanti e studenti. Una persona finta e furba, che capisce cosa vuole il suo interlocutore e si adegua di conseguenza. E abbiamo il protagonista, lo studente che non vuole attirare l’attenzione, che studia il minimo indispensabile, che sta sempre sulle sue, solitario. Che si sente superiore intellettualmente alla massa di studenti che lo circonda, e che odia profondamente lo studente finto.
I due hanno uno scontro alle medie, e lo studente finto e furbo troverà il modo di farla pagare al protagonista alla fine del liceo. Una vendetta crudele che lo isola completamente, odiato da tutti. Una vendetta che quasi lo spezza, finchè non capisce che moralmente sarà sempre superiore a quello studente privo di personalità la cui unica soddisfazione risiede nel manipolare chi gli sta intorno.
Un’esperienza che lo segna profondamente, rendendolo in grado di sopportare qualunque situazione nella vita, ma facendogli allo stesso tempo perdere la fiducia nell’umanità, facendogli temere costantemente che in caso di sorte avversa si ritroverebbe nuovamente lasciato solo da tutti.
Questi a mio avviso sono ottimi racconti inseriti in questa raccolta. Altri sono godibili, grazie allo stile narrativo di Murakami, e possono offrire qualche spunto interessante. Altri ancora non li ho capiti affatto, non vi ho trovato un senso.
Alla fin fine il libro è godibile, grazie all’autore e a questi racconti, ma non posso certo dire di averlo apprezzato chissà quanto.