A review by momotan
L'idiota by Fyodor Dostoevsky

4.0

Una lettura sicuramente affascinante, che cattura e tiene inchiodati.
Risulta davvero difficilissimo mettere via il libro, e visto che la trama è spesso molto debole questo la dice lunga sulla capacità stilistica e narrativa di Dostoevskij.

La Russia di metà '800 che ci dipinge davanti agli occhi ci cattura, e ci ritroviamo immersi in questo turbinio di persone appartenenti alla parte alta del ceto medio e a quella inferiore del ceto più elevato.

Tutto gira intorno alla figura dell'idiota del titolo, il Principe Myškin, rientrato in Russia dopo aver passato diversi anni in Svizzera affidato alle cure di un famoso dottore. Il Principe infatti, fin da piccolo, soffriva di una grave forma di epilessia, e questi attacchi lo avevano lasciato molto provato e probabilmente danneggiato a livello cerebrale.
Infatti, per quanto ormai molto migliorato, mentalmente il Principe sembra quasi un bambino: è adulto, ne è consapevole e sa perfettamente comportarsi come tale e come un gentiluomo, ma l'aspetto preponderante del suo carattere è il candore, un candore infinito che lo rende diversissimo da ogni altra persona.

Il Principe è l'innocenza e la bontà, parla sempre con sincerità e spontaneità, non è in grado di vedere il male nel prossimo e anzi vi scorge sempre e solo il bene. Perdona tutti, fa proprie le sofferenze altrui, è predisposto al martirio per il prossimo e lo fa con gioia.
E' una figura di incomparabile bellezza, in mezzo a persone terrene e materiali che al suo cospetto paiono ingrigire e appiattirsi.
E tutti si sentono in qualche modo attratti da lui, ma una tale ingenuità e bontà non è pienamente comprensibile o accettabile. C'è chi ne è attratto come amico ma vorrebbe cambiarlo o farlo rientrare negli standard accettati dall'epoca ma più spesso le persone alterneranno momenti di profonda amicizia a momenti di odio reale.
Anche perché il Principe, con la sua bellissima bontà, riesce sempre a mettere a nudo gli altri, a tirare fuori ciò che hanno dentro.

Il fulcro della trama è ovviamente una complessa storia d'amore, con il Principe preso tra due fuochi, due donne simili e al contempo diversissime.
Una storia d'amore malata e condannata, circondata da altre storie d'amore simili, tutte storie d'amore che sfociano nella psicosi, nella malattia.
Un carosello di relazioni d'amore e d'odio, d'amicizia e di rivalità, in uno scenario quasi surreale come la Russia che si avvicina al ventesimo secolo perdendo gli ideali e la coesione che l'hanno sempre caratterizzata, prestando il fianco a lunghe dissertazioni sulla pena di morte, sull'ateismo, sul cattolicesimo, sulla moderna società russa che si andava delineando. Ma sempre, e questo è l'incredibile, senza annoiare o senza risultare pesante.

Probabilmente l'autore non è riuscito nel suo ruolo di delineare perfettamente la figura rivoluzionaria che voleva creare con il Principe Myškin, ma la sua penna non ha fallito nel compito di intrattenere meravigliosamente il lettore.