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A review by la_cantina_dei_libri_0
Come fermare il tempo by Matt Haig
3.0
Estienne Thomas Ambroise Christophe Hazard è nato il 3 marzo 1581, ha 436 anni, ma ne dimostra 40. È mortale, ma invecchia molto più lentamente rispetto alla norma.
Persone con questa disfunzione ce ne sono molte nel mondo e sono chiamate alba. Esiste una segreta Società degli Albatros guidata da Hendrich e chi ne fa parte deve rispettare delle regole.
Gli alba devono cambiare vita ogni otto anni, mantenere un profilo basso e non parlare mai della loro disfunzione per la loro sicurezza. Inoltre, mettere radici e innamorarsi è fuori discussione.
Nel presente Tom è un insegnante di storia a Londra, una delle città per lui fonte di ricordi dolci e amari.
Nel suo lungo percorso di vita ha conosciuto molti personaggi illustri, vissuto rivoluzioni e guerre, visto da vicino il progresso, ma ha conosciuto anche molto dolore. Ha perso la sua cara mamma, la sua amata Rose e la figlia Marion è dispersa chissà dove.
Il suo vissuto lo perseguita tanto da procurargli un forte e costante mal di testa e il fattore tempo è il suo nemico principale.
Tom è stanco, si sente intrappolato, ma Hendrich cerca di tenerlo a bada. È convinto che questa nuova vita gli possa essere di aiuto, ma se il passato è una grande maestro, il futuro è un’entità imprevedibile.
Lo stile di scrittura semplice e lineare è una caratteristica che rende i romanzi di Matt Haig piacevoli da leggere, riuscendo a coinvolgere la persona lettrice fin da subito.
Durante la lettura si percepisce perfettamente il peso emotivo e la frustrazione di Tom. È un uomo il cui dolore lo ingloba tanto da impedirgli di vivere, proprio lui che di tempo ne ha molto di più.
Il corpo del romanzo è ben strutturato con frammenti del passato e del presente ben incastrati tra loro, garantendo un crescente interesse verso la storia, scandita anche dai capitoli abbastanza brevi.
Unica nota negativa? Il finale.
Il finale tanto atteso viene velocizzato e sviluppato troppo in fretta, dissolvendo in un attimo tutta la struttura di attesa e interesse costruita per tutto il resto del romanzo.
Non voglio rivelare troppo, quindi mi limito a dire che personaggi come Hendrich, Camille e anche Marion, sul finale vengono come liquidati per la fretta di finire e avrebbero potuto essere approfonditi di più. Inoltre è un finale aperto, quindi rimane ancora quell’alone di mistero sulla faccenda.
Nel complesso è un romanzo che tiene compagnia, piacevole da leggere e che, con quel tocco di “fantascienza” ricorda una delle morali che spesso dimentichiamo: il tempo può essere limitato o illimitato, l’importante è essere in grado di vivere al meglio il presente, senza essere oscurati dal passato o tormentati dal futuro.
Persone con questa disfunzione ce ne sono molte nel mondo e sono chiamate alba. Esiste una segreta Società degli Albatros guidata da Hendrich e chi ne fa parte deve rispettare delle regole.
Gli alba devono cambiare vita ogni otto anni, mantenere un profilo basso e non parlare mai della loro disfunzione per la loro sicurezza. Inoltre, mettere radici e innamorarsi è fuori discussione.
Nel presente Tom è un insegnante di storia a Londra, una delle città per lui fonte di ricordi dolci e amari.
Nel suo lungo percorso di vita ha conosciuto molti personaggi illustri, vissuto rivoluzioni e guerre, visto da vicino il progresso, ma ha conosciuto anche molto dolore. Ha perso la sua cara mamma, la sua amata Rose e la figlia Marion è dispersa chissà dove.
Il suo vissuto lo perseguita tanto da procurargli un forte e costante mal di testa e il fattore tempo è il suo nemico principale.
Tom è stanco, si sente intrappolato, ma Hendrich cerca di tenerlo a bada. È convinto che questa nuova vita gli possa essere di aiuto, ma se il passato è una grande maestro, il futuro è un’entità imprevedibile.
Lo stile di scrittura semplice e lineare è una caratteristica che rende i romanzi di Matt Haig piacevoli da leggere, riuscendo a coinvolgere la persona lettrice fin da subito.
Durante la lettura si percepisce perfettamente il peso emotivo e la frustrazione di Tom. È un uomo il cui dolore lo ingloba tanto da impedirgli di vivere, proprio lui che di tempo ne ha molto di più.
Il corpo del romanzo è ben strutturato con frammenti del passato e del presente ben incastrati tra loro, garantendo un crescente interesse verso la storia, scandita anche dai capitoli abbastanza brevi.
Unica nota negativa? Il finale.
Il finale tanto atteso viene velocizzato e sviluppato troppo in fretta, dissolvendo in un attimo tutta la struttura di attesa e interesse costruita per tutto il resto del romanzo.
Non voglio rivelare troppo, quindi mi limito a dire che personaggi come Hendrich, Camille e anche Marion, sul finale vengono come liquidati per la fretta di finire e avrebbero potuto essere approfonditi di più. Inoltre è un finale aperto, quindi rimane ancora quell’alone di mistero sulla faccenda.
Nel complesso è un romanzo che tiene compagnia, piacevole da leggere e che, con quel tocco di “fantascienza” ricorda una delle morali che spesso dimentichiamo: il tempo può essere limitato o illimitato, l’importante è essere in grado di vivere al meglio il presente, senza essere oscurati dal passato o tormentati dal futuro.