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A review by malakhkelevra
Il Grande Dio Pan by Matteo Zapparelli Olivetti, Arthur Machen
dark
informative
mysterious
tense
fast-paced
4.5
Definito da Lovecraft come creatore di massimo grado artistico, Arthur Machen scrive nel 1894 un romanzo breve che diventerà un monumento dell’orrore letterario: Il Grande Dio Pan.
È impensabile descrivere ogni aspetto di questo romanzo in così poco spazio, quindi partiamo dalle basi: c’è un’operazione di chirurgia trascendentale che dovrebbe rendere capace una donna, Mary, di poter vedere oltre il velo della realtà, quello che Lovecraft definirà “l’incidibile”, l’esperimento riesce ma la donna vede qualcosa che la rende folle.
La storia fa un balzo avanti, per ben due volte, ed in entrambi i periodi raccontati, c’è una figura femminile coinvolta, avvengono suicidi di coloro che hanno a che fare con tale personaggio, fino ad un epilogo chiarificatore.
Tutta la struttura ricorda, per parallelismi, Stevenson ed il suo “Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Signor Hyde” ed entrambi i racconti sembrano essere figli, in un certo qual senso dell’epoca Vittoriana.
Troviamo intanto le origini territoriali di Machen, cresciuto in un paese del Galles vicino ad antiche rovine romane dove si possono trovare vestigia del periodo cosa che, insieme alla natura circostante, lascerà un segno tale nell’autore, da ritrovarsi in molte delle sue opere.
Inoltre, colei che sembra essere il fulcro di tutta la storia è “ripugnante oltre che bellissima” dettaglio che lascia trasparire la paura vittoriana nei confronti di una donna consapevole della propria libertà e del proprio vigore erotico. Per di più associandola alla figura di Pan che con la sua fisicità di satiro, prima nel medioevo, poi proprio nel XIX secolo, vede la sua figura associata a quella del diavolo. E quindi l’entrare in contatto con la natura panica, col perturbante di questa natura, genera un orrore ed un terrore senza eguali.
Quindi attraverso 'Il Grande Dio Pan', Machen non solo esplora i confini della mente umana e del mondo sensibile, ma critica in modo sottile l'ipocrisia morale e le paure sotterranee del periodo vittoriano. L’orrore trasmesso, non risiede nella brutalità degli eventi, che vengono appena accennati, ma nella profonda inquietudine del contatto con ciò che sfugge alla comprensione razionale e sociale. Anche per questo l’orrore viene lasciato all’immaginazione del lettore. In questo modo, Machen offre uno specchio oscuro della paura e del desiderio, evidenziando i limiti di una società che invece di trasmutare l’inferiore nel superiore, reprimeva e negava questo inferiore, cioè l’istinto e la sessualità, assieme all’esplorazione dell’ignoto.
Ed anche per questo che, secondo me, questo romanzo oltre a essere un classico dell’orrore, diventa una riflessione duratura sui limiti della conoscenza e sul potere distruttivo della verità, quando mancante di studio preparazione, soprattutto in una società intrappolata nelle sue contraddizioni.
È impensabile descrivere ogni aspetto di questo romanzo in così poco spazio, quindi partiamo dalle basi: c’è un’operazione di chirurgia trascendentale che dovrebbe rendere capace una donna, Mary, di poter vedere oltre il velo della realtà, quello che Lovecraft definirà “l’incidibile”, l’esperimento riesce ma la donna vede qualcosa che la rende folle.
La storia fa un balzo avanti, per ben due volte, ed in entrambi i periodi raccontati, c’è una figura femminile coinvolta, avvengono suicidi di coloro che hanno a che fare con tale personaggio, fino ad un epilogo chiarificatore.
Tutta la struttura ricorda, per parallelismi, Stevenson ed il suo “Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Signor Hyde” ed entrambi i racconti sembrano essere figli, in un certo qual senso dell’epoca Vittoriana.
Troviamo intanto le origini territoriali di Machen, cresciuto in un paese del Galles vicino ad antiche rovine romane dove si possono trovare vestigia del periodo cosa che, insieme alla natura circostante, lascerà un segno tale nell’autore, da ritrovarsi in molte delle sue opere.
Inoltre, colei che sembra essere il fulcro di tutta la storia è “ripugnante oltre che bellissima” dettaglio che lascia trasparire la paura vittoriana nei confronti di una donna consapevole della propria libertà e del proprio vigore erotico. Per di più associandola alla figura di Pan che con la sua fisicità di satiro, prima nel medioevo, poi proprio nel XIX secolo, vede la sua figura associata a quella del diavolo. E quindi l’entrare in contatto con la natura panica, col perturbante di questa natura, genera un orrore ed un terrore senza eguali.
Quindi attraverso 'Il Grande Dio Pan', Machen non solo esplora i confini della mente umana e del mondo sensibile, ma critica in modo sottile l'ipocrisia morale e le paure sotterranee del periodo vittoriano. L’orrore trasmesso, non risiede nella brutalità degli eventi, che vengono appena accennati, ma nella profonda inquietudine del contatto con ciò che sfugge alla comprensione razionale e sociale. Anche per questo l’orrore viene lasciato all’immaginazione del lettore. In questo modo, Machen offre uno specchio oscuro della paura e del desiderio, evidenziando i limiti di una società che invece di trasmutare l’inferiore nel superiore, reprimeva e negava questo inferiore, cioè l’istinto e la sessualità, assieme all’esplorazione dell’ignoto.
Ed anche per questo che, secondo me, questo romanzo oltre a essere un classico dell’orrore, diventa una riflessione duratura sui limiti della conoscenza e sul potere distruttivo della verità, quando mancante di studio preparazione, soprattutto in una società intrappolata nelle sue contraddizioni.