Take a photo of a barcode or cover
verbava's review against another edition
1.0
або ж тріумф ідіотизму.
дочитала з чистої цікавості, чи весь час він такий нудний і з пальця виссатий. ага, весь.
дочитала з чистої цікавості, чи весь час він такий нудний і з пальця виссатий. ага, весь.
iophil's review against another edition
3.0
Credo che questo libro sia bello, sul serio. Sono io che non sono riuscito ad apprezzarlo appieno, per la mia scarsa sintonia con lo stile dell'autore. Ho riprovato dopo diversi anni ad affrontarlo, ma ho avuto la conferma che D'Annunzio probabilmente non fa per me.
La prosa dello scrittore abruzzese è davvero notevole, ma, anche in questo mio secondo tentativo, l'ho trovata troppo ricca e "barocca". Eccessiva: come se D'Annunzio volesse ostentare sempre e comunque la sua indubbia padronanza linguistica.
Anche a discapito, però, della fruizione generale del romanzo, che in diversi punti si fa macchinoso e che, al giorno d'oggi, probabilmente risulta piuttosto obsoleto. Per questo motivo, ci sono stati punti della lettura che si sono rivelati piuttosto faticosi.
Può essere che sia cambiata la mia personale sensibilità, ma ho trovato questo libro più piacevole e sincero, rispetto al più gettonato" Il piacere" (libro che, salvo un apprezzamento "superficiale" per la bellezza della scrittura, avevo trovato sommamente pretenzioso e che mi aveva donato ben poco).
Alcuni passaggi sono resi davvero bellissimi da un intenso afflato poetico e la caratterizzazione dei personaggi principali è sviscerata in maniera convincente, profonda e sentita. Pregevoli sono anche numerosi scorci di paesaggio e popolo abruzzesi, che D'Annunzio riesce a ritrarre con magistrale intensità.
"Il trionfo della morte" è un libro forte e tormentato, che sicuramente colpisce.
Non mi sento però di consigliarlo senza riserve: se (e solo se) vi sentite pronti per affrontare la peculiare prosa dannunziana, allora questa lettura potrà donarvi sicuramente emozioni e spunti di riflessione.
La prosa dello scrittore abruzzese è davvero notevole, ma, anche in questo mio secondo tentativo, l'ho trovata troppo ricca e "barocca". Eccessiva: come se D'Annunzio volesse ostentare sempre e comunque la sua indubbia padronanza linguistica.
Anche a discapito, però, della fruizione generale del romanzo, che in diversi punti si fa macchinoso e che, al giorno d'oggi, probabilmente risulta piuttosto obsoleto. Per questo motivo, ci sono stati punti della lettura che si sono rivelati piuttosto faticosi.
Può essere che sia cambiata la mia personale sensibilità, ma ho trovato questo libro più piacevole e sincero, rispetto al più gettonato" Il piacere" (libro che, salvo un apprezzamento "superficiale" per la bellezza della scrittura, avevo trovato sommamente pretenzioso e che mi aveva donato ben poco).
Alcuni passaggi sono resi davvero bellissimi da un intenso afflato poetico e la caratterizzazione dei personaggi principali è sviscerata in maniera convincente, profonda e sentita. Pregevoli sono anche numerosi scorci di paesaggio e popolo abruzzesi, che D'Annunzio riesce a ritrarre con magistrale intensità.
"Il trionfo della morte" è un libro forte e tormentato, che sicuramente colpisce.
Non mi sento però di consigliarlo senza riserve: se (e solo se) vi sentite pronti per affrontare la peculiare prosa dannunziana, allora questa lettura potrà donarvi sicuramente emozioni e spunti di riflessione.